di Federico Schirosi
Il suo ricordo si tramanda di generazione in generazione, attraverso i racconti degli anziani “che ricordano …”. Le sue origini sono incerte come incerta e approssimativa è l’epoca in cui è vissuto.
Attraverso i racconti di chi ha ricevuto memoria, che a sua volta ha ricevuto da prima di lui e questi ancora da altri, si può approssimativamente datare intorno alla fine del 1700 con gli inizi dell’800.
“PAULINU”, misero contadinotto, venne al paese da uno dei tanti “casali” che allora esistevano nel circondario di Copertino. Non era di florida salute, ma molto arguto e spiritoso. Vestiva un costume abbondantemente sdrucito e malandato, secondo la moda dell’epoca: giacca marroni bordata di nero; panciotto di colore scuro che una volta doveva essere stato rosso; calzoni fino al ginocchio di colore verde e lunghe calze gialle, fermate da lacci color rosso; scarpe abbondantemente grandi per i suoi piedi; sui capelli arruffati e mal curati, un feltro sformato calato e fino alle orecchie. Non bello, anzi con un faccione un po’ grasso con zigomi sporgenti e arrossati, come il grosso naso, per il troppo bere. Gli piaceva visitare le osterie del paese, dove in cambio di piccoli favori, riceveva un boccale di vino che ingurgitava quasi a digiuno, cercando così di calmare i morsi di una fame arretrata, messa a tacere con qualche tozzo di pane e di tanto in tanto da una scodella di minestra.
Sembrava così facile prenderlo in giro, deriderlo, facendogli scherzi più o meno pesanti. Quando qualcuno ci provava, lui ci stava, ma con la sua arguzia e il suo acume, riusciva a ritorcere lo scherzo, burlando a sua volta il malcapitato con grande spasso dei presenti.
Per la sua allegria e giovialità era sempre ben accetto nelle case dei “signuri” che si divertivano alla sue tirate scherzose; in queste occasioni riusciva a fare delle innumerevoli abbuffate. E questa sua atavica voracità gli sarà stata fatale.
Ancora giovane, minato dal gran bere, trovò morte proprio in seguito ad una grossa indigestione durante il periodo di carnevale.
La sua figura è così assunta a simbolo carnevalesco e si propaga in diversi comuni della provincia di Lecce, che in occasione del Carnevale ne ricordano la “memoria” con sfilate in suo onore che ne rievocano le gesta.
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